Ragioniamo sul modello che ora permea l’azione di qualsiasi Amministrazione Locale e/o Governativa.
Siamo dei consumatori, veniamo visti come consumatori, non come cittadini che hanno il diritto di utilizzare servizi erogati dalla propria Amministrazione e hanno il dovere di contribuire a una buona Amministrazione; circa i doveri, chi ci riesce di più chi di meno, chi ha più tempo chi meno …
Ma circa i diritti, dobbiamo vederci chiaro.
I servizi non sono visti come tali ma come prodotti da acquistare e consumare.
Quindi, l’Amministrazione Pubblica cerca, nel migliore dei casi, di acquistare prodotti o di agevolare il cittadino/consumatore ad acquistare in prima persona.
Stiamo parlando di Digital Divide, quindi vediamo nel concreto cosa avviene.
Per abbattere il digital divide in Italia, anzi in particolare in Regione Lombardia, “in data 31 luglio 2008 è stato firmato un Accordo di Programma Quadro tra Regione Lombardia, il Ministero dello Sviluppo Economico e il Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione, CNIPA, finalizzato allo sviluppo della società dell’informazione sul territorio regionale. (Milano esclusa in quanto non considerabile in digital divide). Infratel, società di scopo del Ministero dello Sviluppo Economico, collaborerà con alcune province per sviluppare progetti sia di estensione della copertura a banda larga nelle aree in digital divide sia di potenziamento del servizio laddove considerato non adeguato alle esigenze del territorio. Le risorse statali impegnate sono pari a 6.688 430 €. La società Infratel si è impegnata all’impiego di risorse pari a 20M €. Il modello Infratel prevede la stesura di una rete in fibra ottica di proprietà pubblica, secondo le quote parte investite dalle province e da Infratel stessa. Tale rete, sarà affittata agli operatori, che ne facciano richiesta di accesso, per l’erogazione del servizio all’utente finale. Il termine per la realizzazione dei progetti sarà nel 2011.”
Alla fine del 2011 avremo, nella migliore delle ipotesi, alcuni operatori che avranno affittato alcune sezioni dell’infrastruttura realizzata (solo nelle zone d’interesse nelle quali sono scoperti), quindi con scarso e incerto rientro da parte dell’Ente appaltante. Di contro sarà comunque l’operatore che ha affittato che deciderà il posizionamento della propria offerta. Considerando che nel mercato il “gratis” non esiste e comunque, giustamente, gli operatori sono realtà a scopo di lucro, il cittadino potrà navigare in Internet ma comprando un “prodotto” e non usufruendo di un servizio, pur disponibile grazie a (forse e parzialmente) un’infrastruttura realizzata con soldi pubblici (ancora una volta i soldi del cittadino…).
Bene, ma non limitiamoci a pura critica; proponiamo … come si potrebbe fare?
Innanzitutto ben vengano i finanziamenti governativi. A questi finanziamenti aggiungiamo i risparmi che si introdurrebbero per le Amministrazioni Locali grazie all’utilizzo di un’infrastruttura di rete propria (telecamere sul territorio, interconnessioni tra edifici comunali, servizi in mobilità sul territorio…).
Tutto ciò permette di realizzare una rete capace di garantire servizi evoluti per l’Amministrazione e alcuni servizi di base al cittadino.
Come esempio di servizio di base, cito l’ACCESSO A INTERNET GRATIS A TEMPO.
È un servizio di base, utilissimo e che non snatura le regole di mercato. In altre parole, se hai bisogno di navigare in Internet a livello professionale o continuativamente, è giusto che compri una chiavetta 3G piuttosto che un’ADSL da un operatore.
Questo modello è valido ovunque, anche nella Milano dove l’Osservatorio dice che il Digital Divide non esiste.
Torniamo a vedere il cittadino come cittadino e il servizio come servizio.
L’Amministrazione deve tornare a porsi come fornitore di servizi.
Nei prossimi post, vedrò di capire quali sacche di risparmio sono evidenti nella gestione delle tecnologie @Milano.
Stay Tuned