Giusto un mese fa scrivevo all’allora Premier Letta, condividendo la riflessione circa il nostro ritardo sul tema Agenda Digitale & SmartCities e avanzavo alcune ipotesi personali per rimettersi in pista.
Fuori Letta, mi sento di indirizzare considerazioni analoghe a Renzi, considerando che – pare – si sia tenuto la delega su Agenda Digitale.
Innanzitutto direi che il tema digitale è sempre stato poco considerato nonostante i suoi indubbi effetti benefici sul PIL: esempi virtuosi concreti quali l’Estonia riportano un contributo pari al + 8/10% e così anche esempi teorici (Politecnico di Milano) sono nella stessa direzione.
Anche la scelta di Renzi di tenere la delega in capo a se fa intuire, a mio avviso, una sottovalutazione del carico di lavoro politico e strategico che deve essere dedicato per risollevare le sorti dell’AD. Renzi, volente o nolente, non riuscirà ad avere l’AD tra le sue priorità. Già affermavo come fosse stato poco opportuno, da parte di Letta, assegnare a Caio l’incarico di superChampion così importante senza retribuirlo.
Però non vorrei fare il critico disfattista…
Quindi, guardando lungo e facendo un bel respiro, mi sento di riaffermare alcuni concetti espressi, appunto, un mesetto fa.
Dei numerosi “pillar” del Decreto Sviluppo, nato dalle indicazioni di Agenda Digitale Europea e dal progetto Smart Cities, ne siamo riusciti a tenere in piedi tre.
Io direi di riprendere i progetti originali e cercare di “redigere un piano attuativo per mettere in campo un piano strategico organico che includa il privato nel processo di digitalizzazione delle PA“.
Partiamo da “piano strategico”
Matteo facci sognare: se ti sei tenuta in capo la delega, costruisci un team interdisciplinare che coinvolga evangelist, tecnici, Politecnici, esperti di scuola, di sanità, di ambiente (non commercialisti!), che includa il privato: i system integrator, gli operatori, i Vendor … Quanti casi di successo, quanti progetti vincenti che hanno visto la collaborazione pubblico / privato ci sono in giro per l’Europa, negli States e in Italia, ovviamente? Mettiamoli in fila.
Matteo, fai sedere intorno al tavolo gli esperti. Tavolo aperto ai contributi di tutti i cittadini, i professionisti che vogliono partecipare nel rilancio della propria Nazione mettendo a disposizione la propria professionalità. Perché? Perché ci si crede ancora. Perché c’è una così forte motivazione intrinseca che porta alla gratuità: Io sacrifico il mio tempo dedicato alla famiglia per contribuire, anche in piccolo, a un disegno che ha una sua credibilità, un suo fine condiviso, alto.
Questo tavolo interdisciplinare deve essere trasparente e deve avere come obiettivo la definizione di una linea guida d’intenti che uniformi l’approccio alla spesa pubblica e all’investimento e definisca l’interoperabilità delle varie declinazioni territoriali in un disegno su scala nazionale che abbracci tutti i pillar dell’Agenda Digitale.
Esemplifico per l’Infrastruttura di Rete: se si decide che si deve abbandonare la spesa corrente e dedicare quegli € in conto capitale per costruirsi un’infrastruttura di proprietà, questo deve essere vero a tutti i livelli (comunale, provinciale, regionale) e ovunque.
Il “piano strategico” deve contenere l’impatto in bilancio, cioè le coperture e, anche, i processi di sostenibilità (come detto spesa corrente => conto capitale, project financing, …).
In ogni convegno io vada dove l’argomento è Agenda Digitale sento “con la Sanità Digitale (FES) risparmi fino a 8 mld Euro/anno”, “grazie alla Mobilità Digitale risparmi fino a …” e così via. Bene, mettiamoli in fila.
“piano attuativo“: chi, come e quando. Chi meglio dell’AGID declinata in staff di project manager che coordinano le Regioni e giù fino ai Comuni passando dalle Province. Non ne posso più di progetti (bandi) nazionali (es. 6000 campanili) che arrivano in Regione (per esempio Lombardia) che non fa nulla se non spezzettarlo sui Comuni che ne fanno richiesta. Questi Comuni, magari piccoli, indicono una Gara o magari fanno semplicemente una trattativa privata, arrivando a un esecutivo magari lacunoso e a una realizzazione che non parla con il vicino o con il resto del Mondo.
“includa il privato“: c’è una grande volontà del privato di collaborare e, oltre a smuovere il mercato (+2% sul PIL), si creano nuovi servizi sfruttando spesso esigenze “latenti” (il Wi-Fi serve agli Operatori per gestire meglio l’LTE).
Matteo, leggevo sulle riviste di settore affermazioni come “dobbiamo sbloccare i progetti ormai datati per informatizzare le PA”.
Matteo, facci sognare.
Rottama il vecchio approccio che vedeva “miliardi di € a pioggia”.
Struttura, con il tavolo interdisciplinare un nuovo approccio, trasparente e lontano da interessi lobbistici. Tutti di verranno dietro.
Per esemplificare rimango ancora sull’Infrastruttura di Rete.
Doveva essere nel Dicembre 2013, sarà tra poco invece la gara Spc indetta da Consip per 2,4 miliardi di € per la “connettività e messa in sicurezza dei sistemi informatici delle PA”. I 2,4 mld saranno in “servizi” cioè canoni di interconnessione dei CED delle PAL che richiederanno il servizio. Canoni che, una volta scaduto il contratto, lasceranno la PA richiedente ancora senza connettività e quindi punto da capo a richiedere servizi agli Operatori.
Perché invece non lavorare insieme agli Operatori? La PA Locale detiene tutte le infrastrutture passive (strade, condotti fognari, fiumi, condotti gas, condotti acqua, spesso condotti elettrici) atte alla posa di infrastruttura di rete (fibra ottica e rame).
In ottica di Marketing Territoriale si lavora congiuntamente PAL/Operatori/Vendor/SystemIntegrator in modo tale che tutti gli Operatori privati traggano vantaggio da questa collaborazione (utilizzo di infrastrutture passive gratuitamente) così come la PAL che si può vedere realizzata un’infrastruttura di rete di proprietà che interconnette le sue sedi sul territorio.
Questo approccio può scalare da livello comunale a metropolitano a livello provinciale e regionale e interregionale. I 2,4 mld di € servirebbero si ancora per quelle aree difficilmente raggiungibili e/o picco appetibili dagli Operatori (anche se la tecnologia ormai supera qualsiasi ostacolo geografico).
Risultato: tutti contenti:
- PAL: rete di proprietà per servizi digitali al cittadino;
- Operatori: rete capillare di qualità per servizi di nuova generazione;
- Vendor / System Integrator: si sblocca il mercato. Più installazioni, forniture e manutenzioni/assistenze.
- Cittadino: vado in giro per la città e navigo sul WiFi che funziona! Entro in Comune e accedo a decine di servizi digitali. A casa posso scegliere tra più proposte finalmente di qualità a un prezzo equo.
Matteo, struttura un’azione digitale per efficientare la PA e renderla 2.0.
Si creeranno tanti servizi che riusciranno a soddisfare l’enorme domanda pubblica latente.
Per innovare e per crescere.
Un mese fa chiudevo con “Letta, batti un colpo”.
Ora dico:
Matteo concretizza l’immagine da innovatore che ti sei costruito.
@alexcurti
Alex, ma LO STATO NON HA I SOLDI per fare le cose prioritarie, figuriamoci se li ha per costruire una rete a spese delle PAL ??? La gara SPC collegherà TUTTE le Pubbliche Amministrazioni, a differenza dalla precedente, a costi davvero COMPETITIVI ! Spendere BENE i soldi delle nostre tasse vuol dire non solo spenderli, ma anche BENE, il che si era visto poco finora, senza gare di qualità come le sta facendo Consip.
Certo Carlo. Non sto dicendo che la gara Consip non sia di qualità. è il modello che mi lascia perplesso. i 2,4mld€ (o parte di essi) saranno affidati agli Operatori vincenti per collegare le PA per un periodo di tempo. Giusto? Cioè la PA non diventa proprietaria dell’infrastruttura che rilega le sedi, ma compra un servizio di connettività. Quello che affermavo io è l’applicazione del marketing territoriale, cioè la PA insieme a tutti gli operatori del proprio territorio lavora per costruire un’infrastruttura comune. La PA ci mette le proprie infrastrutture passive (fiumi, strade, fogne, …) e ottiene parte dell’infrastruttura realizzata commisurata alle proprie necessità (2 coppie di f.o. tra le sedi, …). Oltre al marketing territoriale, la PA deve lavorare sull’assessment: sai quante f.o. sono disponibili e di proprietà della PA in virtù di fallimenti precedenti? Ultimo ma non ultimo, l’ottimizzazione degli investimenti (dalla spesa corrente al conto capitale): perché spendere 400.000€ all’anno in spesa corrente per 20 CDN se, con un progetto quinquennale (2 mio€), riesci a stendere più di 200 km di cavo in f.o. da 144 fibre di proprietà? Caso concreto Provincia di Milano. Questo dico. Non volevo opinare circa la qualità della gara Consip.
Alex, mi citi qualche caso di gestione efficiente ed economica delle infrastrutture da parte delle PA? Perché un servizio #commodity come la connettività deve essere realizzato #imprenditorialmente dalla PA anziché acquistarlo sul mercato, stimolando innovazione, sviluppo e Impresa competitiva? Lo #StatoImprenditore è quasi sempre un disastro, figuriamoci le migliaia di Enti! Oltretutto vogliamo davvero uccidere le Imprese ICT? Oppure continuare a drogarle, facendogli vendere licenze, ferro e fondi di magazzino alla PA che compra male e gestisce peggio?
Sono stato consulente per la Provincia di Milano nella realizzazione della Rete Geografica a Larga Banda: ho scritto i capitolati tecnici e contribuito alla stesura del business plan e del modello di progetto. Abbiamo applicato esattamente il modello descritto nell’altro commento ottenendo una rete performante (300 km di cavi Brugg da 144 f.o. nei condotti fognari), illuminata con tecnologie d’eccellenza (10GBE, CWDM, GPON) lavorando con successo con System Integrator e Operatori. La rete realizzata ha un accesso da 3GB verso il MIX.