Oggi è successa una cosa strana.
Ho visto su YouTube il video di Beppe Grillo e Roberto Fico che andavano simbolicamente a “occupare” la RAI (#occupyrai).
L’azione è stata scatenata dall’intervista di Letta a Fazio nella quale il premier affermava, in poche parole, che “Grillo sostiene il Porcellum”.
Affermazione falsa facilmente verificabile da questo video della Camera e dagli atti di voto di quella seduta. La “bugia” in prima serata da 5 milioni di ascoltatori, giusto ieri, aveva intasato la rete con l’hashtag #lettamente.
Oltre alle richieste contenute nel volantino, Grillo chiede che l’Azienda RAI faccia un comunicato che riporti il fatto come è realmente avvenuto in Parlamento.
In definitiva, visti tutti questi contenuti, messo comodo sul divano dei miei genitori, mi sarei aspettato di vedere almeno su RAI News, non dico il servizio, ma almeno la notizia breve nel ticker che scorre in basso … Invece niente.
Ho capito perché siamo al 72 (?) posto nella libertà di informazione.
Ho capito come la TV è libera, è apolitica, è oggettiva.
Ho capito anche che la rete ha la memoria (due click e trovi l’informazione).
Con la democratizzazione dell’uso delle tecnologie della comunicazione ogni giorno avvengono milioni di conversazioni che generano un patrimonio di dati che ci devono far ragionare su un nuovo modello di comunicazione. L’accesso ai contenuti può essere facilmente disintermediato per un’ampia fascia di popolazione.
Ho capito inoltre che la rete accorcia la filiera della comunicazione, aggrega sui contenuti, da voce a professionisti-esperti-cittadini che vogliono condividere, che iniziano a dire la loro, che iniziano a progettare insieme, che usano le relazioni della rete per costruire, aggregare, crescere sia individualmente sia –e soprattutto- come comunità.
Questo manca alla TV, il senso della comunità.
La TV è individualista, unidirezionale.
In questo fantastico periodo nel quale la ricerca del bene comune ha superato la ricerca della felicità individuale, il tempo medio di permanenza davanti al PC in rete ha superato il tempo davanti alla TV.
Non dico “spegnamo la TV”. Dico “la TV deve cambiare”: deve lavorare con la rete, deve essere un canale della rete. Siamo 2.0, siamo interattivi. Prevedono che nel 2020 il 15% del consumo televisivo sarà non lineare e questo rappresenta per i broadcaster uno aspetto rilevante nei modelli di consumo.
Ma questo nel mondo, anzi in Europa … Noi in Italia non sappiamo cos’è una OTT TV.
In questo “braccio di ferro” tra TV e RETE, ho paura che la strada sia delineata e in RAI devono capirlo (forse adesso che l’ex Presidente del Consiglio, concessionario di 3 frequenze, esce di scena).