Stiamo vivendo un periodo fantastico dal punto di vista del fermento culturale, dell’innovazione.
Sembra incredibile sentir dire queste parole, “periodo incredibile” in un momento di crisi profonda e sembra infinita…
Però, a mio avviso, è partita una rivoluzione di pensiero, una rivoluzione di vita del cittadino.
Un filosofo (non mi ricordo il nome, d’altronde io sono un ingegnere) affermava che la ricerca della felicità individuale e la ricerca della felicità della comunità (il bene comune) si alternano nella storia come seguendo un’onda sinusoidale. Ecco, ora siamo decisamente nella fase della ricerca del bene comune.
Molti, tanti, sempre di più, si interessano di quello che è il bene comune cioè l’ambiente, il lavoro, l’energia, il digital divide (nel mio caso), l’acqua, …
Si interessano, cioè si informano. Siamo 2.0, ma non solo i nativi digitali –definizione orribile-, il 2.0 è un modo di vivere transgenerazionale, dal 18enne fino al pensionato, analogico fino a ieri.
2.0 vuol dire che non si lavora più in un’unica direzione (da uno a molti –senza memoria- come la TV) ma chiunque può contribuire dicendo la sua nel fantastico circo mediatico dell’informazione; c’è sempre di più la consapevolezza del “potere del telecomando”: spengo la TV e accendo la rete.
In rete trovo le informazioni, non mi passano sotto al naso mentre sto apparecchiando per la cena, le trovo, sono li e rimangono li: questa è la memoria della rete.
In rete riesco a trovare le informazioni aggregate per contenuto (l’hashtag può cambiare la visione del mondo), aggregate per gruppi di persone competenti che hanno messo la propria professionalità a servizio della comunità per risolvere un qualsiasi argomento vicino alle proprie competenze.
Ecco, “il mettersi al servizio della comunità”, cioè il mettersi in gioco. La gente non pensa più e solo con una visione individualistica ma ragiona, si muove, si mette in gioco per il bene comune, per la comunità.
La comunità è fatta di relazioni, è una rete di rapporti tra persone che portano le proprie competenze e le proprie ricchezze.
La tecnologia –combinazione- ci è venuta dietro in questa evoluzione. La rete è diventata 2.0, quindi interattiva e bidirezionale.
I social network ripropongono le relazioni sociali. Offrono le “piazze virtuali” dove condividere informazioni, approfondire, decidere, tutto in maniera fluida, dove ognuno può dire la sua, ognuno può contribuire a costruire a trasformare un’idea innovativa in progetto virtuoso.
Quindi, ci si può informare, con un’informazione libera, condividendo (e magari indignandosi) si può maturare una consapevolezza e, per i più coraggiosi, si può contribuire a costruire una proposta per il bene comune. È un processo che si sviluppa fluido in rete, in maniera democratica, paritetica, libera, trasparente.
Il MoVimento 5 Stelle è nato così. È nato in questo scenario, ha catalizzato queste pulsioni della società, del vivere civico di molte persone che si sono sentite risvegliate dai molti temi presentati sul blog di Beppe Grillo, non solo dal comico genovese, ma da tanti esperti, premi nobel, … che hanno affrontato temi economici (Stigliz), ambientali (Paul Connett), culturali (Dario Fo), internazionali (Moni Ovadia), …
Non solo denuncia, ma proposta, progetto, costruito in rete.
E così è anche sull’Agenda Digitale.
L’Agenda Digitale è un progetto internazionale, i temi sono definiti, è facile per una forza politica inserire nel proprio programma i punti programmatici di Agenda Digitale.
La vera differenza del MoVimento 5 Stelle è che ha la forza politica per tenere la barra delle decisioni dritta, lontana da accordi sottobanco, dal consociativismo, da commistioni affaristiche lobbistiche (più o meno di Dio), da tornaconto personale. Perché ha questa forza: perché veniamo dal basso, perché tutte le scelte escono da un processo democratico e fluido che coinvolge i cittadini interessati e informati, perché gli indirizzi politici sono condivisi in maniera trasparente con la rete di attivisti, perché –quindi- il politico eletto non è un individuo ma è il portavoce di una rete.
L’integrità del M5S consiste nella sua struttura, nel suo essere rete di cittadini, rete trasparente e paritetica.
L’Agenda Digitale affronta il tema degli Open Data:
Le pubbliche amministrazioni e gli organismi pubblici devono pubblicare i propri dati in formato aperto, cioè in modalità che ne permettano l’accesso e il riutilizzo, anche a fini commerciali, senza costi per i cittadini. I dati e le informazioni diventano perciò un patrimonio collettivo, un bene pubblico digitale. I dati pubblici divengono in modo esplicito un diritto dei cittadini che in questo modo hanno accesso a un’importante risorsa per costruire una migliore consapevolezza civica e per creare una nuova generazione di servizi. In un paese in deficit cronico di credibilità questa riforma ha lo scopo di promuovere innanzitutto la trasparenza ma soprattutto è il primo passo per creare un vero governo aperto che sappia collaborare con i cittadini e attivare percorsi di partecipazione alla gestione delle cosa pubblica.
Finalmente potranno essere consultate apertamente le delibere, le determine, finalmente si potrà sapere come vengono allocati i soldi pubblici. La trasparenza è sinonimo di legalità.
Si potrà immediatamente vedere se la PA, per realizzare un’opera di importo ingente, al posto di bandire una procedura (Appalto, Gara, …) a evidenza pubblica, ha “spezzettato” l’opera in tanti piccoli capitoli di spesa con procedura in trattativa privata (invito chi voglio io). Meccanismo nel quale si innestano le lobbies e le mafie.
Si potrà immediatamente vedere se e come è stato utilizzato il quinto d’obbligo. La Corte dei Conti vigila.
Si potrà immediatamente vedere come vengono utilizzati i rimborsi, cioè quanti iPhone, iPad vengono acquistati dagli eletti.
Si potrà seguire in diretta il Consiglio dei Ministri per capire come vengono prese certe decisioni, o meglio, come le decisioni vengano prese in altri luoghi.
L’Agenda Digitale affronta il tema del Divario Digitale, in inglese Digital Divide, cioè la realizzazione di nuove infrastrutture di rete per raggiungere la popolazione con una connettività più o meno larga o ultra larga, la realizzazione del cloud computing …
Molto ho già scritto su questo blog.
Grazie ad Agenda Digitale, il Governo stanzierà parecchi denari dedicati alla realizzazione di nuove infrastrutture di rete. A questi denari si sommano i finanziamenti europei. Questi denari saranno recepiti dalle Regioni.
L’Agenda Digitale prevede un’apertura alla collaborazione privato-pubblico, con un’impostazione dei Bandi di gara che favoriscono il marketing territoriale:
I bandi saranno a incentivo (una modalità diversa rispetto a quella usata finora da Infratel-Sviluppo economico per creare reti anti digital divide, Ndr.). Per le coperture non saranno usati quindi solo fondi pubblici. Vinceranno i bandi, cioè, gli operatori che contribuiranno maggiormente con proprie risorse -da sommare a quelle pubbliche- e assicureranno di fare reti più estese.
La Pubblica Amministrazione deve svolgere il ruolo di project management.
Dobbiamo invertire il paradigma. Non più soldi pubblici a pioggia, magari mirati in virtù di un consociativismo o un’italiana tendenza alle lobbies o altro.
Il progetto deve partire dalla PA e deve vedere come obiettivo “la connettività come bene comune”. Come? Con che soldi?
Diverse linee d’azione:
- ottimizzazione della spesa corrente: un esempio per chiarire. La Provincia di Milano spendeva verso Telecom Italia 400.000€ all’anno per collegare 20 telecamere sul territorio. Con un progetto quinquennale (400.000€ x 5 = 2mio€) la PdM è diventata proprietaria di una rete in fibra ottica di 250 km che interconnettono non solo le 20 telecamere, ma anche le sedi provinciali sul territorio.
- Marketing territoriale: la PA si può sedere intorno a un tavolo congiunto con gli Operatori per realizzare congiuntamente una rete della quale solo una piccola parte diventerà di proprietà della PA per rilegare le proprie sedi (uffici, biblioteche, piscine, …) e poter così veicolare a costo pari a zero le comunicazioni interne voce-video-dati e poter trasportare sul territorio i servizi al cittadino accedibili gratuitamente e senza limiti di tempo, nelle proprie sedi grazie a un accesso wi-fi libero. La rete del Comune può rilegarsi con altri comuni a livello provinciale, le provincie tra loro a livello regionale e così a livello nazionale. Gli Operatori, di contro, si trovano una rete performante e capillare sulla quale veicolare i propri servizi B2B e B2C.
- Investimenti europei e governativi veicolati con gare a incentivo, con appalti a concorso, nell’ottica dell’Open Data e della trasparenza (e legalità).
L’infrastruttura realizzata permette di veicolare servizi al cittadino che siano sulla
Sanità
i. Ricetta elettronica
ii. Carta del malato (badge),
iii. FES Fascicolo Elettronico Sanitario
Scuola
i. Progetto strutturato in sinergia con le iniziative MIUR per la digitalizzazione della Scuola (registri digitali, libri digitali, lavagna interattiva multimediale, …);
ii. Graduale abolizione dei libri di scuola stampati e introduzione dei tablet per gli studenti; accesso gratuito ai testi via Internet in formato digitale;
iii. Teledidattica ed e-Learning (didattica a distanza via Internet) anche di lezioni universitarie con accesso pubblico;
iv. Realizzazione di corsi universitari on line e gratuiti.
Infine, un’ultima riflessione su un tema fondamentale per il progetto Smart Cities: l’Energia.
La bolletta energetica italiana (cioè quanto spendiamo in energia a livello nazionale) è pari a circa 1.000 Miliardi di €. Il dato più sconvolgente è che l’efficienza energetica è intorno al 56%.
Lavorare sull’abbattimento del 44% è la vera rivoluzione industriale ed economica del 21esimo secolo. Come?
Due livelli. A livello residenziale, dobbiamo iniziare a metterci in gioco. Cioè dobbiamo iniziare a lavorare con tecnologie innovative che comportano risparmio energetico: caldaia a condensazione, solare termico, fotovoltaico, … per arrivare alle case passive.
I soldi si trovano nel risparmio. Io attualmente spendo 4000€ all’anno per il riscaldamento (3500€ per il gasolio del riscaldamento centralizzato) e per l’acqua calda (500€ per il boiler elettrico). Rendendo autonomo il mio appartamento (da giugno si può) avrò il riscaldamento e l’acqua calda grazie a una caldaia a condensazione con solare termico integrato, spendendo indicativamente 1000€ all’anno. In meno di 5 anni mi ripago l’impianto (poi sarà tutto risparmio!), grazie anche alla detrazione fiscale del 55%, e riduco fortemente il mio impatto sull’ambiente. La Pubblica Amministrazione deve favorire questi progetti virtuosi non tanto –e solo- con finanziamenti e sgravi fiscali, ma anche con, per esempio, accordi quadro con fornitori di tecnologia, con differenziazione dei prezzi dei combustibili a seconda della classe energetica dell’immobile, …
A livello Pubblica Amministrazione il meccanismo è il medesimo per gli edifici di proprietà.
Questo indirizzo politico porta alla rivoluzione industriale ed energetica. Smuove l’economia. Aiuta l’ambiente. Quindi bene comune.